Il web chiude alcuni dei suoi pezzi storici
La tecnologia ed i concetti sui quali si fonda la rete sono per loro stessa natura soggetti a vertiginose evoluzioni, che col passare del tempo rendono obsoleti programmi o servizi che in precedenza erano sembrati irrinunciabili.
Abbiamo visto ad esempio sparire, pochi mesi fa, il popolare omino verde di Messenger, o MSN, o Live, come si preferisce chiamarlo, “fagocitato” da Skype.
Negli ultimi giorni è sparito definitivamente anche Altavista, quello che tra il 1995 ed il 1998 è stato il motore di ricerca più usato, prima dell’avvento dell’algoritmo di Google e della sua maggiore efficienza. Yahoo! è proprietaria di Altavista, e dopo averlo annunciato più volte ora lo ha realmente chiuso, e dal suo dominio si viene reindirizzati proprio su Yahoo!, che recentemente ha effettuato anche il definitivo switch alla versione moderna della sua casella di posta, che aveva vissuto un breve “interregno” convivendo con la sua Mail Classic, ora soppiantata senza appello.
Sempre in tema di posta elettronica, anche Hotmail ha trasferito da qualche tempo tutti i suoi account sul nuovo servizio Outlook.com.
Google ha invece chiuso dal 1° luglio il suo aggregatore feed di notizie RSS, quel Google reader che da tempo era stato superato da altri tipi di risorse e che non era quini più conveniente tenere in piedi, visto lo scarso utilizzo.
Per finire, un browser, un altro progetto definitivamente chiuso: la Fondazione Mozilla aveva infatti lanciato Camino, studiato appositamente per girare sui Mac, ma ormai è diventato del tutto superfluo.
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AmazonFresh ti porta la spesa a casa
Articolo in: Articoli, Novità sul Web, Ultime News
La versatilità del colosso Amazon sembra non conoscere confini: partito a metà degli anni ’90 come vero pioniere delle librerie online, ha conosciuto nel tempo un’estensione non solo territoriale, ma soprattutto relativa alle categorie merceologiche trattate, le quali hanno via via incluso anche musica in formato CD, i DVD ed i BluRay, fino ad arrivare agli scaffali digitali dai quali scaricare MP3, e-book ed audiolibri. Il tutto senza dimenticare le redditizie sezioni dedicate all’oggettistica, ai gadget, al merchandising e persino ad accessori moda.
In via sperimentale in sole due città degli Stati Uniti, Seattle e Los Angeles, è partito nel mese di giugno il servizio AmazonFresh, attraverso il quale si possono acquistare online e ricevere a casa a tempi di record prodotti freschi come frutta e verdura ma non solo, perché vengono offerti anche altri cibi confezionati o precotti.
Entro l’anno AmazonFresh verrà sperimentato anche a San Francisco, e poi, sulla scorta dei risultati, si deciderà se ampliare il progetto agli altri 20 mercati previsti nel 2014.
L’Italia non dovrebbe essere raggiunta prima di 2 o 3 anni da questo progetto, che al di là dei discorsi legati alla concorrenza ad esempio con la GDO, che potrebbe avere difficoltà nel fronteggiare i prezzi abitualmente bassi di Amazon, suscita altri tipi di perplessità.
Parliamo di concetti abbastanza cari alle famiglie italiane come la territorialità degli alimenti, che potrebbe non essere garantita, e dello stesso controllo qualità sui cibi.
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Meglio un disco SSD o un tradizionale HDD?
Gli irriducibili del desktop PC, che lavorano alla scrivania su una macchina il cui ingombro non costituisce per loro problematiche, sanno molto bene che per la rapidità delle operazioni di calcolo è fondamentale anche aver montato un buon hard disk, specialmente se la mole di lavoro include molta grafica ed elaborazione video e foto.
Le soluzioni più rapide oggi vengono offerte dai dischi a memoria solida, detti anche ssd (solid state drive) i quali riescono ad avviare Windows in venti secondi, oltre a copiare 22 GB in poco più di un minuto contro i 7 ed oltre che richiede un disco rigido di tipo tradizionale (hdd).
Naturalmente tanta velocità ha un prezzo, così in tanti, in attesa di un fisiologico assestamento dei listini verso il basso, preferiscono per ora montare un ssd piccolo – in ogni caso mai al di sotto dei 120 GB – per il sistema operativo, e continuare a mantenere i dati su un disco di tipo classico.
Come forse alcuni ignorano, infatti, per funzionare bene ed al massimo delle prestazioni un disco sia esso solido o rigido ha bisogno di essere vuoto al 40%.
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Con Window Socket l’energia è portatile
Un’idea che mette insieme design moderno e declinazione delle ultime tecnologie, con specifico e particolare riferimento a quelle dedicate alla tutela dell’ambiente ed alla ricerca di fonti di energia alternative: si chiama Window Socket, letteralmente presa da finestra, e potrebbe rivoluzionare in teoria anche l’autonomia dei nostri smartphone e device in genere!
Vediamola nel dettaglio: da un lato c’è la ventosa trasparente, per attaccarla ad una finestra; l’importante è che quest’ultima sia il più possibile esposta alla luce solare, dal momento che il piccolo pannello solare ed esso collegato ha bisogno di 5-8 ore di luce (dipende anche dalle condizioni atmosferiche) per accumulare energia sufficiente per 10 ore.
Una volta caricata, porteremo Window Socket con noi, in borsa o in tasca, disponendo così di una carica aggiuntiva immediatamente disponibile!
Nonostante alcune critiche mosse al progetto, riferite alla mancanza di un accumulatore o alla scarsa superficie destinata ad assorbire energia, l’idea ci sembra comunque valida ed interessante e non vediamo l’ora di provarla per verificarne l’effettiva utilità!
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L’internet speed test dell’Agcom
Articolo in: Articoli, Novità sul Web, Ultime News
Il grande e spesso caotico parco delle offerte per le connessioni internet domestiche, con il gran numero di provider presenti sul mercato, spesso sta riservando sgradevoli sorprese agli utenti che si ritrovano con connessioni spacciate per iper-veloci mentre a conti fatti si rivelano lontane dai valori dichiarati.
L’inghippo sta tutto in quel “fino a” seguito da 20, 10, 7 mega, al quale gli utenti più sbadati non fanno attenzione.
I fattori che possono inficiare la velocità della ricezione dei dati sono tanti, per citarne solo un paio contano sia la qualità del cavo steso che la distanza dalla centrale o dal nodo.
L’Agcom ha messo da tempo a disposizione degli utenti uno strumento di certificazione, un vero speed test, che tramite un software permette di rilevare la velocità ed ottenere una certificazione valida a tutti gli effetti per far valere le proprie ragioni presso il provider.
Si potrà infatti chiedere il miglioramento della linea fino a raggiungere gli standard minimi garantiti dal contratto, o addirittura esercitare, certificazione alla mano, il diritto di recesso senza essere costretti a pagare penali; senza dimenticare la possibilità di ottenere rimborsi in bolletta per il disservizio patito.
I reclami con tanto di certificazione della violazione che sono pervenuti ai vari operatori in poco più di due anni di attività del sito sono oltre 20mila, il che li sta spingendo a mettersi all’opera per non perdere clienti strada facendo.
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Il lato divertente della scienza sul web
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Sul web è facile imbattersi in articoli e siti che trattino di scienza, ma se si preferisce seguirne solo il lato leggero, la biologa inglese Elise Andrew ha messo in piedi su Facebook una pagina che ad oggi ha raggiunto la bellezza di 6 milioni di Like grazie ad un approccio scanzonato e divertente a tematiche mai banali.
Attraverso vignette e gli immancabili meme, ma anche articoli accessibili e di garbata ironia, la pagina, che già dal nome “I fucking love science” si presenta con una vena di impertinenza, diffonde pillole di svago ad un numero di fan che mostra di apprezzare di continuo, considerata la progressiva crescita e diffusione della pagina e la condivisione delle sue immagini.
Mettendo invece da parte i toni più faceti, la stessa Elise Andrew ha allestito una pagina gemella dai toni molto più seriosi, dedicandola a tutti coloro che amano il nostro pianeta e le sue incredibili ed a volte sconosciute meraviglie naturali: si chiama “The Earth Story” e raccoglie al momento quasi mezzo milione di utenti, i quali possono apprezzare le decine di immagini inconsuete che vengono caricate e che spaziano tra temi quali la geologia, la biologia, l’oceanografia, tutti trattati con un approccio semplice e comprensibile a tutti ma rigoroso.
le foto sono infatti sempre corredate da commenti esplicativi ed approfondimenti che costituiscono piccole lezioni sulla materia trattata.
Contenuti seri e profondi che fanno da contraltare a quelli dell’altra pagina, dove si parte da concetti comunque impeccabili per approdare però ad un sorriso.
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Cosa guida nella scelta di un e-reader?
Probabilmente voi stessi siete tra i tanti che stanno pensando all’acquisto di un e-reader: i motivi che spingono a questa scelta sono molteplici, e di sicuro non è solo la curiosità verso un nuovo tipo di device che ne ha fatto crescere il numero in Italia dai 20mila del dicembre 2012 agli attuali 60mila.
Gli e-reader sono infatti dispositivi dall’interfaccia senza dubbio più lenta rispetto a quella di un più completo tablet, ma quelli che stanno tirando il mercato sono proprio i più evoluti – per intenderci, i Kindle di Amazon, seguiti a ruota dai Kobo – i quali oltre allo schermo tattile offrono buona definizione e schermo luminoso, il che elimina la necessità di una fonte luminosa alle spalle.
Tante specifiche hanno sicuramente il loro ruolo nella scelta di questo o quel modello, tuttavia un aspetto sembra essere ancora più rilevante rispetto agli altri, e non è quello del prezzo.
Parliamo della varietà e vastità del catalogo di e-book al quale si può accedere a seconda del marchio cui ci si affida, il che non ci sorprende affatto perché è la scelta più razionale. Soppiantare la propria libreria con i libri in formato digitale è una operazione che si effettua solo potendo disporre di un campionario ampio in cui ritrovare le proprie passioni.
Da questo punto di vista, il dominio di Amazon sembra essere ancora incontrastato, anche se almeno in Italia il Kobo, legato a Mondadori, si sta facendo largo.
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L’esperimento più lungo del mondo è sul web!
Grazie alla connessione internet, potete essere testimoni di quello che è stato definito a ragion veduta il più lungo esperimento del mondo, dato che va avanti dal 1927 e forse in questi giorni è maturo per fornire risultati definitivi.
L’operazione, che punta a determinare la viscosità della pece, oggi solo stimata in 230 miliardi di volte quella dell’acqua, è in corso in Australia presso la Queensland University, e come si conviene ad ogni valutazione empirica ha bisogno che gli occhi degli scienziati siano puntati sul fenomeno.
Tuttavia, per la natura stessa dell’esperimento, i mezzi del terzo millennio hanno fornito loro un supporto: ben 3 webcam sono puntate 24 ore su 24 sul contenitore forato dal quale dovrà cadere nei prossimi giorni la nona goccia di pece, a distanza di 12 anni dall’ultima!
Solo a quel punto sarà possibile effettuare la media dei valori tra le gocce cadute fino ad ora, e dichiarare concluso l’esperimento con un valore ufficiale.
Per tutti i curiosi, il Pitch Drop Experiment è visibile online grazie alle webcam, al sito che vi abbiamo linkato!