Che cos’è il branding?

Avrai spesso sentito parlare, in special modo se sei titolare di una avviata attività imprenditoriale, di branding. Forse non hai del tutto le idee chiare su questo termine e sulle attività da condurre per portare avanti un simile processo in maniera costruttiva ma soprattutto vincente, ma ti assicuriamo che devi valutare con la massima attenzione ogni suo aspetto se miri al successo aziendale.

branding

Cosa si intende con branding?

Viene catalogato sotto il nome branding tutto l’intero processo di creazione, sviluppo e gestione di un marchio.
Obiettivo di tale processo è creare riconoscibilità e consapevolezza del marchio in oggetto da parte dei consumatori, sensibilizzando così il mercato proponendo un’immagine chiara e definita dei valori aziendali e della personalità, oltre all’esperienza che si è in grado di offrire.

Costruire una brand identity efficace come è semplice intuire prende le mosse da elementi grafici che devono essere il più possibile riconoscibili e soprattutto sapersi distinguere nel mare magnum delle aziende concorrenti, con elementi chiave quali

  • Logo in tutte le sue declinazioni
  • Font utilizzato
  • Stile e carattere delle immagini
  • Personalità degli elementi grafici

Tutto ciò concorre a presentarsi con chiarezza e con una “voce” che spicca sulle altre, spronando il consumatore a preferire te rispetto ad un’altra azienda.

I vantaggi di un branding efficace

Il processo di branding non nasce da solo ma ha come ovvio bisogno dell’intervento di vari professionisti specializzati in diversi ambiti ma che operano in perfetta coordinazione tra loro, ed il tutto non costituisce una spesa o un costo ma devi vederlo nell’ottica dell’investimento a medio/lungo termine i cui vantaggi e benefici sono molteplici.

Facilità nel raggiungere i clienti

La forza di una comunicazione chiara e diretta sta tutta nella maggiore facilità nel raggiungere i tuoi clienti. Chi sa perfettamente “chi sei” e cosa fai, ed ha scoperto che i tuoi prodotti e/o servizi sono affidabili, sicuri e validi, acquisirà familiarità ed abitudine con una propensione crescente a rivolgersi al tuo brand.

Diventi la prima scelta a prescindere dal prezzo

Se il tuo brand diventa riconoscibile grazie ad un’immagine complessiva forte ed apprezzata non dovrai più preoccuparti in maniera ossessiva dei tuoi listini: il prezzo diventerà per il consumatore finale un fattore secondario, dal momento che riconoscerà in te l’unica azienda in grado di soddisfare i suoi bisogni e non avrà interesse verso altre informazioni. Sarà essenzialmente attratto dal tuo design, dalla tua storia, e da tutto ciò che gravita intorno all’immagine che ha incamerato associandola a te.

Il passaparola

L’investimento iniziale che avrai sostenuto per la creazione di un branding vincente e di successo che proponga la tua azienda al mercato come vero punto di riferimento avrà un effetto a pioggia che sarà messo in moto dai tuoi stessi clienti. Diventeranno loro uno dei tuoi principali veicoli pubblicitari, in quanto saranno portati a parlare bene della tua azienda con amici e parenti per manifestare la loro soddisfazione e ci terranno a mostrare la loro scelta consapevole anche attraverso le ormai fondamentali recensioni online.
Tale forma di promozione è in primo luogo gratuita e sarà un volano di crescita per il tuo brand tendendo a diffondersi a macchia d’olio, per cui il suo valore è inestimabile nell’ottica del tuo fatturato.

Il branding come segreto di comunicazione

Se il prezzo è l’unico elemento discriminante tra aziende che operano nello stesso settore si genera un fenomeno al ribasso di inevitabile svalutazione che non fa bene a nessuno.
Valutare un prodotto o un servizio solo in base al suo prezzo o ad un preventivo implica per il consumatore non avere le idee chiare sul reale valore di ogni singola azienda che sta prendendo in considerazione. Se riuscirai ad esprimere con gli elementi grafici e con una comunicazione visiva appropriata la tua unicità ed il valore aggiunto che sei capace di apportare alla vita di chi ti sta prendendo in considerazione, fornendo numerosi e diversificati elementi con i quali valutarti, ti porrai in una posizione privilegiata rispetto ai concorrenti.
Per questi motivi non devi mai copiare ciò che loro fanno, ma al limite studiarlo proprio al fine di distinguerti e differenziarti facendo leva su quelli che conosci come tuoi punti di forza.

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Il copywriting e le strategie di comunicazione vincenti

Cosa è il copywriting, e cosa fa esattamente un copywriter? Sono domande abbastanza frequenti in un’epoca dominata dal digital marketing, e cercheremo di rispondere nella maniera più esaustiva possibile.

Copywriting e strategie di comunicazione

Si definisce oggi copywriting tutta l’attività che riguarda il variegato universo dei contenuti testuali destinati al web, tutti finalizzati non solo alla promozione di un servizio o di un prodotto, ma anche ad incuriosire l’utente così da non fargli interrompere la lettura dopo poche righe. Lunghe ed articolate didascalie a corredo di un post pubblicato sui social network sono opera di un copywriter, ma il suo lavoro e la sua abilità stanno proprio nell’evitare termini o periodi troppo complessi e poco fruibili. Siamo inondati di contenuti sul web, e solo quelli di valore spiccano, secondo un principio radicato da decenni: “Content is king”.

Cosa significa “Content is king”, e chi lo ha detto?

L’espressione “Content is king” è stata pronunciata nel 1996 da Bill Gates, certo non uno qualsiasi, e preconizzava proprio l’avvento della nuova figura professionale del copywriter, centrale nella realizzazione ed elaborazione di contenuti testuali destinati al web. La crescita esponenziale dell’accessibilità di questo strumento ha infatti consentito praticamente a chiunque di immettervi contenuti, e per questo motivo a livello aziendale è diventato inderogabile distinguersi e presentarsi in maniera originale, affidabile e convincente ma anche in linea con il proprio target di riferimento.

Perché è importante un copywriting di valore

Naturalmente l’operato del copywriter non è rivolto alla sola parte testuale che coinvolge i social network, in quanto il copywriting si orienta verso testi destinati a obiettivi di miglioramento delle strategie di marketing anche per i siti web, la realizzazione di DEM (Direct E-mail Marketing), brochure e persino articolate campagne pubblicitarie. Molto spesso tali contenuti devono essere persuasivi e non solo informativi, finalizzati ad ottenere una conversione diversa caso per caso (una vendita, l’acquisizione di un contatto, fissare un appuntamento) e richiede quindi anche tecniche differenti sia in base all’obiettivo che al mezzo di comunicazione utilizzato.

Copywriting e sua evoluzione

Se un tempo, nel secolo scorso ma anche in parte di quello precedente un copywriter doveva solo redigere annunci nell’ambito del giornalismo cartaceo, la costante crescita degli strumenti di comunicazione di massa ha reso necessaria una evoluzione del ruolo ed un suo adeguamento, con tecniche sempre più focalizzate sulla messa a punto di strategie di comunicazione vincenti. Ad oggi il copywriting è aspetto essenziale della pubblicità online perché non è sufficiente saper scrivere correttamente (e alcuni purtroppo tentennano ancora anche sotto questo aspetto) ma è fondamentale riuscire, attraverso i testi redatti, a persuadere chi li legge a compiere un’azione o a rispondere ad una specifica Call to Action, con lo scopo primario di generare coinvolgimento.

Come opera di preciso un copywriter?

È evidente dunque quanto le competenze, la preparazione e l’abilità di un copywriter siano determinanti ai fini del successo commerciale dell’azienda che lo ha ingaggiato. Facendo leva sulle emozioni del lettore, sui suoi interessi e sui suoi bisogni, il copywriter deve scrivere testi allo stesso tempo informativi e creativi, interessanti ed originali, ma soprattutto coinvolgenti.

Le principali difficoltà derivano in primo luogo dalla differenza sostanziale tra i diversi canali comunicativi in quanto ciascuno ha delle specifiche tecniche e tattiche che quasi mai combaciano, ma a monte si posiziona anche un accurato lavoro di analisi del brand per il quale devono essere redatti i testi, con l’identificazione del pubblico di riferimento e quindi degli strumenti lessicali più appropriati, così da giungere alla trasmissione di un messaggio il più possibile incisivo e privo di sbavature.

La proprietà di linguaggio è requisito indispensabile per un copywriter di successo per raggiungere l’obiettivo di essere ficcante con le sue parole ed accrescere il valore percepito dall’utente di qualsiasi prodotto o servizio descritto.

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Vendita prodotti per medicina estetica Apira

Non ci sono limiti alla nostra creatività ed alla versatilità del nostro team, lavoriamo con entusiasmo e senza sosta anche su progetti più complessi e appartenenti a categorie molto diverse tra loro: ci piace affrontare le sfide professionali con ottimismo e vincerle!

strumenti per chirurgia plastica

 

Il caso del nuovo sito di Apira Medical è in questo senso emblematico: un settore particolarmente ostico per chi non sia addetto ai lavori come quello degli strumenti e dei prodotti per chirurgia plastica e medicina estetica è protagonista del nostro ultimo lavoro.
Apira Medical ci ha infatti chiesto un sito che fosse leggero nella grafica pur rispettando il più attuale trend del web design, ma che soprattutto rendesse chiaro da subito il pubblico di riferimento.
Si tratta infatti di una vetrina e-commerce che si rivolge ad un bacino di utenza molto specifico, rappresentato da medici chirurghi ma anche da ambulatori, laboratori di analisi, cliniche private e tutti coloro che nell’esercizio della loro professione medica sono focalizzati sul miglioramento dell’aspetto dei loro pazienti.
Questa azienda attiva sin dal 1999 ha il proprio core business nella distribuzione di strumentario per chirurgia plastica, ma non trascura ovviamente tutte le altre apparecchiature di uso più comune in ambito medico, come gli elettromedicali o i prodotti sterili monouso.

Sono numerosi gli articoli, tutti selezionati tra quelli dei principali produttori a livello mondiale per questo tipo di strumentazione, tra i quali si possono citare quelli specifici per il peeling ma anche diversi tipi di filler.
Una specifica sezione del sito Apira Medical è inoltre dedicata a prodotti quali le protesi mammarie, che devono rispondere a rigidissimi criteri di sicurezza e conformità per il loro impianto, al fine di non causare rigetto.

La piattaforma è resa dinamica da una sezione blog in cui, oltre ad essere inseriti aggiornamenti sui cataloghi e sulle novità messe a disposizione dei medici, lo staff fornisce le date dei diversi eventi in calendario, quali congressi e convegni di settore ai quali Apira Medical prende parte in qualità di distributore di fiducia.

 

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La riconversione green delle aziende italiane

ottobre 10, 2019 da · Lascia un commento
Articolo in: Articoli 

La riduzione dell’impatto ambientale che qualsiasi tipo di produzione o attività industriale esercita non è più da tempo soltanto materia di dibattito tra gli attivisti e i politici con la mediazione delle imprese. La sensibilizzazione crescente dell’opinione pubblica su un tema così scottante ha fatto sì che le stesse imprese sviluppassero delle strategie mirate che, se per certi versi possono sembrare ammantate di “marketing”, esprimono comunque una certa consapevolezza di quanto sia cogente l’emengenza ambientale.

Come abbiamo detto, i consumatori hanno maturato una nuova sensibilità, e sanno che è necessario ridurre gli sprechi di materie prime e contenere le emissioni di CO2; dai sondaggi di opinione risulta evidente che se un’azienda non si adegua corre il serio rischio di essere messa ai margini del mercato in favore di concorrenti più virtuosi e “green”. Esistono, come era prevedibile attendersi, alcuni operatori di mercato che stanno effettuando quasi controvoglia ed obtorto collo operazioni di conversione degli impianti e di studio su un più conveniente approvvigionamento di materie prime, ma sono coinvolte anche questioni quali il contenimento e la minimizzazione degli imballaggi e persino l’accorciamento della filiera.
La minaccia più forte, in questi casi, proviene non tanto dai consumatori quanto da attori molto più potenti sullo scacchiere come i colossi della grande distribuzione, capaci di una maggiore forza decisionale e di battenti campagne ambientaliste a tutelare in prima battuta soprattutto il comparto alimentare. Il timore che qualcosa “faccia male” alla salute non è tollerato, il consumatore risponde in maniera concreta a queste istanze e sollecitazioni, e basta ricordare gli echi delle lotte contro gli OGM o contro l’olio di palma per capire quanto sia labile il confine tra un’azienda “eticamente” accettata e una messa al bando.

Esiste tuttavia anche un ristretto circuito di aziende sinceramente coinvolte e sensibili, e che al di là del pressing messo in atto da consumatori, GDO e concorrenza hanno spontaneamente messo in atto interventi di conversione e riqualificazione del processo produttivo, credendo fermamente nella necessità di tecnologie di produzione più moderne e di modalità di approvvigionamento più verdi, all’inseguimento di una spinta idealista volta comunque a ottenere un ritorno di immagine e ad unire così il profitto alla soddisfazione di sviluppare un sistema più sostenibile.

Le direttive delle istituzioni

Non si può negare però che oltre alle spinte interne al mercato appena elencate, ne esista una proveniente dall’esterno e che ha acquisito un ruolo più determinante: ci riferiamo alle istituzioni ed alla politica in genere, visto che in molti paesi è in atto un “green new deal” del quale la recente direttiva dell’Unione Europea sull’abolizione della plastica usa e getta non è che un esempio.
Operazioni come questa spingono alla riconversione dell’economia e dell’industria verso modelli più sostenibili senza per questo penalizzare le imprese, le quali possono invece sfruttare tale occasione per incrementare il proprio sviluppo tecnologico e anche per generare nuova occupazione, crescendo sotto ogni punto di vista; accanto a loro, dal momento che le competenze necessarie riguardano dei settori ad alta specializzazione su materie come chimica o fisica, si schierano le migliori facoltà scientifiche.
Operando in sinergia con queste realtà, le aziende riescono ad orientarsi verso il cambiamento trasformando i processi produttivi e rendendoli più efficienti, recuperando materie prime da fonti a loro volta energeticamente più sostenibili, ed il tutto senza compromettere la qualità dei propri prodotti.

La sensibilità dei consumatori è diventata un parametro che nessuna impresa può sottovalutare in quanto scrollarsi di dosso la scomoda etichetta di “inquinatore” porta a vantaggi innegabili anche in termini di fatturato. Produrre ad emissioni di CO2 totalmente azzerate è come ovvio impossibile, ma molto si può fare per far calare tali emissioni. Il resto lo si può compensare, ed anche in questo caso con un indubbio ritorno di immagine, finanziando associazioni che si prendono cura della riforestazione a livello globale, in un gioco compensativo che fa bene al pianeta ma che permette alle imprese di guadagnare consensi e clienti.

 

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Come mettersi in regola con il GDPR proroga 2018

novembre 14, 2018 da · Lascia un commento
Articolo in: Ultime News 

L’adeguamento obbligatorio al GDPR (General Data Protection Regulation) è un dispositivo normativo che ha mandato quasi nel panico molti utenti ma soprattutto piccole e medie imprese. Si tratta di una normativa che supera in rango il Decreto Legislativo 196/2003, e che impone un adeguamento sia informatico che cartaceo a tutte le realtà aziendali che trattano dati di persone fisiche.

La proroga 2018 all’adeguamento GDPR

Non c’è però troppo da temere, perché è sufficiente mettere in pratica le numerose ma non troppo complesse procedure attuative: chi non lo ha già fatto alla prima data di scadenza del 25 maggio 2018 ha comunque tempo per sfruttare il periodo di tolleranza ufficializzato dal Governo con il GDPR proroga 2018.
A partire dal 19 settembre sono infatti stati concessi ulteriori 8 mesi di tempo a tutte le aziende ancora non perfettamente in regola, che potranno rivolgersi ad una società di servizi e consulenza alle imprese per assolvere a tutti gli obblighi ed evitare di incorrere nelle pesanti sanzioni previste.

Tale proroga ha in effetti assunto un particolare ruolo, che non ha sospeso le multe ma rappresenta un invito al Garante della Privacy ad operare con tatto e buon senso prima di comminare eventuali sanzioni.
In pratica, chi ha già dato avvio a tutte le numerose procedure previste, dimostrando quindi buona volontà ed istinto alla collaborazione, si vedrà per il momento “tacitamente” esentato dai controlli per avere il tempo di portare a conclusione tutte le lungaggini di un iter burocratico che, come dicevamo, non è complesso come si pensi, ma è laborioso.
Sono richieste, a seconda della messa in regola di tipo tradizionale o anche digitale, delle adeguate competenze che solo chi è professionista del settore può offrire.

Cosa comporta il GDPR?

Per sintetizzare al massimo, il GDPR ha introdotto regole molto più chiare sull’autorizzazione al trattamento dei dati personali e sull’informativa da sottoporre per tale consenso; ha definito dei limiti anche temporali molto più stringenti per il trattamento di tali dati; ha posto le basi per l’esercizio da parte del titolare dei dati di nuovi diritti, tra i quali ad esempio quello all’oblio; ha stabilito dei criteri molto più rigorosi anche per il trasferimento dei dati, non solo nel paese di residenza o nella UE, ma anche all’esterno; infine, ha fissato delle norme molto più rigorose e severe in caso di violazione dei dati (Data Breach).

Essere GDPR compliant non è quindi solo un obbligo normativo, ma si rivelerà nei prossimi mesi, con il suo pieno ingresso a regime, anche un fattore che contribuirà all’immagine complessiva che un’azienda proietta sul mercato e nei confronti dei consumatori e degli utenti, dando prova di responsabilità sociale.

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Digitalizzazione in corso per Poste Italiane

novembre 6, 2018 da · Lascia un commento
Articolo in: Articoli, Novità sul Web 

In un’epoca in cui tutto è Hi Tech, e nella quale ci si scambiano email per comunicare e si acquista online per ricevere tutto comodamente a casa, la professione del postino non è destinata a scomparire, ma a rinnovarsi.
Proprio per i Millennials può rappresentare una grande opportunità, perché lo sviluppo dell’e-commerce è diventato per l’azienda Poste Italiane un determinante asset di crescita: non è certo un segreto che sia il vettore finale di Amazon, quello deputato allo smistamento fino alla porta di casa.

Evoluzione del mestiere di postino

Proprio il postino sta cambiando il suo modo di lavorare ed è sempre più connesso, viaggia con un palmare grazie al quale registra consegne ed operazioni e presto verrà munito anche di laptop per ampliare i suoi compiti e rivelarsi una risorsa ancora più cruciale a livello territoriale.
La digitalizzazione in atto di Poste Italiane è un processo in corso da alcuni anni e che non accenna a rallentare: se ne sono accorti soprattutto i più giovani, con le app per gli smartphone e tutte le carte prepagate ad altissimo livello di digitalizzazione come la PostePay e la PostePay Evolution, munita addirittura di IBAN per ricevere bonifici, che stanno facendo tramontare l’idea diffusa nell’immaginario collettivo dell’ufficio postale come luogo polveroso e frequentato solo da anziani che riscuotono pensioni o pagano bollette.

I nuovi uffici postali italiani

Del resto, sono quasi 13.000 gli uffici distribuiti su tutto il territorio italiano, e circa 138.000 i dipendenti, per i quali è anche previsto nel corso dei prossimi anni un corposo processo di avvicendamento che ringiovanirà lo staff con importanti processi di turnover per i quali si cercano anche giovani talenti.

Poste italiane e la formazione
Proprio in tema di nuove tecnologie applicate al mondo del lavoro, Poste Italiane sta partecipando già da alcuni anni al percorso formativo Maternity As A Master, che sta permettendo alle donne in congedo di maternità di sfruttarlo anche come periodo formativo durante il quale restare in contatto con l’azienda anche a distanza e sviluppare le proprie competenze, arricchendo così l’identità ed il profilo lavorativo acquisendo nuove competenze ma in maniera molto soft.
Il tutto attraverso una semplice App dedicata, a riconferma di un ruolo determinante delle nuove tecnologie.

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Le banconote scompaiono: un bene o un male?

ottobre 17, 2018 da · Lascia un commento
Articolo in: Articoli, Ultime News 

Chi pensava fino a qualche anno fa di poter fare del tutto a meno di banconote, monete e denaro contante in genere? Eppure siamo quasi giunti al momento in cui la cartamoneta si avvia all’obsolescenza, e le transazioni effettuate in banconote rappresentano una minoranza quasi anacronistica.
Ormai i trasferimenti avvengono sempre più spesso in maniera digitale, anche per piccoli importi, e non è necessario scomodare colossi quali PayPal perché sono ormai decine le app che consentono queste operazioni in modo istantaneo e sicuro: citiamo come esempio Swish, un’applicazione specifica per i dispositivi mobili e con costi realmente contenuti.

Sono soprattutto i governi e le autorità finanziarie a trarre vantaggio da questa scia digitale di transazioni, perché la tecnologia del tutto trasparente assicura di poter tenere traccia dei movimenti di denaro e combattere con uno strumento in più fenomeni quali il riciclaggio o l’evasione fiscale. Magari non è risolutiva al 100%, ma è pur sempre un argine di contenimento, ma in alcune declinazioni che abbiamo già trattato ed imparato a conoscere come le criptovalute presenta anche dei problemi di natura opposta.

I problemi delle criptovalute

Lo sappiamo: anche se non nasce con intenti criminali, una criptovaluta si fonda sull’ideale di sottrarsi ai controlli di istituzioni pubbliche e soprattutto delle banche centrali, decidendo in maniera autonoma e senza ingerenze quante monete possano circolare e quale sia il loro valore di scambio secondo regole paritarie che mettono tutti gli utenti che ne possiedono sullo stesso piano quanto ad informazioni disponibili in tempo reale.
Le transazioni in criptovaluta possono pertanto essere eseguite in maniera del tutto anonima, perché è sufficiente un codice: alcune sono addirittura state progettate proprio per garantire ancora di più tale anonimato, sottraendosi a controlli di ogni tipo.

Parliamo di complessi algoritmi crittografati che assolvono alle stesse identiche funzioni del denaro contante, quello non tracciabile e che è impossibile sapere per quali mani sia passato, ma in alcuni casi l’anonimato è ancora maggiore, come ad esempio con la criptovaluta ZCash, che ha il dichiarato intento di sottrarsi del tutto al controllo governativo ma che così facendo mette in mostra un potenziale destabilizzante senza precedenti.
Per ora, a vantaggio dei governi c’è l’esiguo numero di aziende che accettano questo tipo di pagamento, per cui la conversione in valuta tradizionale resta il principale metodo per la trasformazione dello ZCash e delle altre criptovalute, ma quando il numero di aziende crescerà sarà necessario trovare, in grado di annullare almeno in parte l’anonimato così totale.

 

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Il Bitcoin e le modalità per ottenerlo

luglio 30, 2018 da · Lascia un commento
Articolo in: Articoli 

Lo staff Napoliweb è per sua natura, vocazione e deformazione professionale sempre attentissimo a tutto ciò che gira in rete, alle evoluzioni del web-marketing, agli strumenti digitali, inclusi quelli di pagamento.
Non potevamo quindi non interessarci alla rivoluzione scatenata dalle criptovalute ed alle modalità di acquisto dei Bitcoin che sul web e su tutti i mezzi di informazione hanno scatenato autentici terremoti, come naturale ogni volta che sono in ballo grosse cifre e guadagni almeno all’apparenza “facili”.

acquisto Bitcoin

Il Bitcoin come contante del web

Del resto, questa criptovaluta si è guadagnata lo status e la definizione di contante del web, e molto presto ha visto riconoscersi dignità di valuta legale a tutti gli effetti, utilizzabile per acquisto di beni e servizi presso gli esercenti che la accettano, oppure convertibile in qualsiasi altra valuta mondiale.
Le differenze tra il Bitcoin e gli Euro che avete nel vostro portafogli sono sostanzialmente legate solo all’aspetto materiale: il Bitcoin nasce infatti come un file crittografato che viene sì detenuto in un portafogli, ma di tipo virtuale. Si chiama Wallet e non è altro che un software installato sul PC che assolve alle funzioni di client.
Non è in pratica molto diverso dai programmi che usate per gestire, archiviare e conservare la posta elettronica, con la differenza che in questo caso i file rappresentano un valore economico a tutti gli effetti, tra l’altro fluttuante, come avremo modo di approfondire.

Come funziona il Bitcoin

Va detto subito che il Bitcoin è solo uno degli aspetti di quella che è stata definita “Nuova Internet”, ossia una rete che fosse trasparente, inviolabile, immutabile, ma accessibile a tutti gli utenti.
Una piattaforma così esplicitamente democratica e priva di controlli da parte di enti governativi o bancari, chiamata Blockchain e basata sulla rete peer2peer, è talmente decentralizzata da poter essere usata per atti ufficiali e con valore legale di qualsiasi tipo, ed è stata pensata proprio al fine di prevenire, scoraggiare ed impedire la manipolazione truffaldina dei dati e la loro alterazione.

Sono rientrate in questo “gioco” anche le transazioni finanziarie, come abbiamo visto, secondo un sistema totalmente open source e slegato dalle istituzioni, che hanno dovuto per forza di cose riconoscerle come valide a tutti gli effetti. Non servono intermediari, ciascun utente è uno dei nodi della rete e può conoscere in tempo reale le transazioni effettuate, il numero di Bitcoin circolanti, il loro effettivo valore (quest’ultimo è costantemente aggiornato insieme a quello di tutte le altre criptovalute anche sul sito CoinMarketCap.com)

Quali vantaggi offre il Bitcoin?

Oltre alla già citata trasparenza, detenere Bitcoin ed operare le proprie transazioni tramite essi offre numerosi altri vantaggi quali la velocità del passaggio di denaro, che avviene in tempo reale da un utente all’altro; le spese di trasferimento o commissioni estremamente contenute; la totale sicurezza, a patto ovviamente di crittografare il proprio wallet ed effettuarne un periodico backup.

Come si ottengono Bitcoin?

Le modalità per entrare in possesso di Bitcoin sono essenzialmente tre, ciascuna con diverse caratteristiche quanto a velocità ed efficacia.

Acquistare Bitcoin

La prima modalità in termini di velocità, ma anche la più diffusa, è sicuramente la conversione o acquisto di Bitcoin tramite le decine di apposite piattaforme online adibite a questo scopo.
Esattamente come si fa in un ufficio di cambio, il Bitcoin può essere acquistato pagandolo tramite carta di credito, bonifico bancario, Paypal o altri sistemi di pagamento online. Al netto della commissione, ci si vedrà riconosciuti ed accreditati sul proprio wallet i Bitcoin equivalenti al tasso di cambio vigente al momento dell’acquisto.
A seguito delle imprevedibili fluttuazioni del suo valore, è esattamente così che molti internauti hanno accumulato una fortuna, vendendo i Bitcoin (ma anche le altre criptovalute) nel momento in cui il loro valore era sensibilmente superiore a quello che possedeva al momento dell’acquisto!

Estrarre i Bitcoin dalla rete

Molto più lento come processo, e non altrettanto vantaggioso, è l’ottenimento di Bitcoin tramite un’operazione definita “Mining”. In pratica non si fa altro che “estrarre” Bitcoin o frazioni di esso dalla rete, sfruttando la potenza di calcolo del computer ed in particolare quella della GPU, il processore della speciale ed apposita scheda grafica potenziata.
Dalla verifica di questi calcoli si ottiene come ricompensa un certo variabile ammontare di Bitcoin, ma l’operazione risulta essere molto dispendiosa dal punto di vista energetico. Sono per questo nati i cosiddetti “Mining Pool”, ossia veri e propri team di utenti che uniscono la potenza di calcolo delle proprie GPU al fine di ottenere spese ripartite, così come i guadagni.

Programmi di affiliazione per Bitcoin

Il terzo metodo per ottenere Bitcoin è ancora più laborioso, lento e bisognoso di pazienza: si tratta dei programmi di affiliazione, piattaforme online che richiedono, oltre all’iscrizione, un minimo contributo quotidiano da versare ma che prevedono ricompense crescenti in base al numero di utenti che vengono “suggeriti” e spinti a loro volta a registrarsi.
È una sorta di gioco “a cascata” che premia però solo i più costanti e coloro che possiedono una vastissima cerchia di amicizie e conoscenze!

Lo scenario futuro del Bitcoin

È tutto imprevedibile sullo scenario legato ai Bitcoin. Non è infatti possibile gestire le oscillazioni del suo valore ed investire in esso con la certezza di un ritorno economico, non ci sono previsioni infallibili che tengano, specialmente a lungo termine.
Ci sentiamo però di consigliare che è sempre meglio sentire un parere disinteressato di un professionista del trading prima di lanciarsi in una simile avventura!

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Le Poste nell’era della digitalizzazione

giugno 20, 2018 da · Lascia un commento
Articolo in: Articoli, Ultime News 

Vogliamo oggi sfatare un mito che erroneamente alcuni si sono costruiti nell’epoca della digitalizzazione e dell’informatizzazione. Chi pensasse che quella del postino sia una professione “superata” e destinata all’oblio, o che gli uffici postali siano luoghi frequentati solo da anziani, pensionati e “dinosauri“, continuando a leggerci scoprirà di essere in errore!
In prima battuta, è sufficiente lo studio statistico sull’età dei dipendenti che è possibile trovare nei quasi 13.000 ufficio postali disseminati sul territorio italiano, che è sorprendentemente bassa e destinata a calare ulteriormente con l’avvicendamento previsto a medio termine tra personale prossimo alla pensione e nuove figure che ne prenderanno il posto, anche con diverse capacità o ruoli professionali.

Poste Italiane

Poste Italiane nell’epoca dell’e-commerce

Ci dilungheremo in seguito su questa particolare strategia, ma intanto preferiamo restare sul tema del rinnovamento che Poste Italiane ha saputo mettere in atto anche sotto l’aspetto dei servizi, per restare al passo con i tempi. Nell’epoca dell’e-commerce lo smistamento e la consegna dei pacchi sono diventate operazioni cruciali, e compongono un asset in continua crescita per questa azienda. Basti pensare che un gigante assoluto delle vendite online come Amazon si affida proprio a Poste italiane per l’ultimo segmento del processo di consegna, quello che arriva fino alla posta della vostra casa!
Il postino è oggi una figura sempre più moderna ed interconnessa, viaggia munito di palmare e presto verrà dotato anche di laptop per conquistarsi un ruolo ancora più polifunzionale.

I servizi digitali di Poste Italiane

È poi evidente il percorso di digitalizzazione compiuto da Poste Italiane in tutta la sua rete non solo distributiva, con vari aspetti coinvolti come ad esempio la possibilità di aderire tramite il profilo telematico al Sistema Pubblico di Identità Digitale, meglio noto con l’acronimo di SPID, in maniera del tutto gratuita: un’opzione sempre più necessaria anche per gestire i propri rapporti con la Pubblica Amministrazione!
La app per Smartphone di Poste è poi uno strumento sempre più utile ed in continua evoluzione, perché permette di gestire non solo le prenotazioni per evitare le code agli sportelli, ma anche di accedere ai propri strumenti di risparmio e investimento come le polizze vita, e persino di gestire le proprie carte prepagate, spesso con funzionalità pari a quelle di un conto corrente come nel caso della PostePay Evolution.
Il risultato è una clientela giovanissima, che trova grandi vantaggi nell’incorporare tutto nello smartphone, inclusa la gestione del conto corrente!

Vantaggi per i dipendenti

Tutto è sempre più connesso ed informatizzato, dallo sportello al dipendente fino all’utilizzatore finale. Un altro aspetto di questa grande evoluzione è rappresentata dalla possibilità offerta da Poste di restare in contatto con il posto di lavoro, grazie all’app Engage, anche durante il congedo in caso ad esempio di maternità. I mesi trascorsi a casa sono così fruttuosi perché permettono al dipendente di arricchirsi professionalmente, formando nuove competenze ma il tutto in maniera “Soft”.
In definitiva anche se viviamo nell’era delle email, il piano strategico e industriale di Poste Italiane è stato gestito in maniera impeccabile, evolvendosi ed adattandosi alle cosiddette esigenze Millennial.

 

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Il BitCoin va inserito nella dichiarazione dei redditi?

maggio 2, 2018 da · Lascia un commento
Articolo in: Articoli, Ultime News 

È tempo per molti tra voi di dedicarsi alla raccolta delle carte e dei documenti da accludere alla Dichiarazione dei Redditi, ed un quesito è di questi tempi molto frequente: se sono in possesso di criptovalute come i Bitcoin, devo dichiararli? Per la sua stessa natura, il Bitcoin è stato riconosciuto dal nostro Legislatore come strumento di pagamento alternativo, in quanto seppur viaggi solo elettronicamente e sia archiviato allo stesso modo, rappresenta comunque un valore di scambio.

Il fatto che sia solo digitale non conta: l’Agenzia delle Entrate ha stabilito però che le operazioni di acquisto e vendita di Bitcoin tra persone fisiche, e che quindi non generano reddito di impresa, mancano della finalità speculativa. La questione ha assunto una certa importanza perché a fronte della loro ascesa e diffusione non esistevano ancora dei dettami chiari, ma ora il contribuente sa come deve comportarsi per essere “in regola”.

La normativa fiscale in Italia

I BitCoin vanno trattati come una valuta estera, ed assumono rilevanza fiscale se nel periodo di imposta preso in considerazione la giacenza media è superiore ad un controvalore in euro pari a 51.645,69 € per almeno 7 giorni lavorativi di seguito.
Il tutto deve essere dichiarato nel quadro RW, quello fondamentale per monitorare gli investimenti effettuati all’estero ma che generano reddito imponibile in Italia.

È il caso del cosiddetto “Capital Gain“, nell’eventualità ci sia guadagno realizzato grazie a differenza tra prezzo di acquisto e di vendita, eppure non è stato ancora chiarito a quale stato, o meglio, a quale luogo vada ricondotta l’origine dell’investimento, trattandosi di valuta virtuale. Per il momento, una soluzione può essere quella di indicare lo stato di residenza dell’exchanger.
Resta però escluso l’obbligo di versamento di imposta di valore Ivafe, perché tale tassazione si applica solo a depositi e conti di natura essenzialmente bancaria.
Molti altri dubbi verranno chiariti nei prossimi giorni dalla stessa Agenzia delle Entrate.

 

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