Si può ancora guadagnare con il domain grabbing?

Se siete pratici di internet non solo in termini di semplice navigazione, ma anche dei tanti aspetti che stanno dietro le quinte, avete sicuramente sentito parlare dell’attività di “domain grabbing“. Un tempo si è rivelata essere molto redditizia, perché in parole povere significa accaparrarsi un dominio interessante, per ragioni di immediatezza, brevità o di numero di risultati sui motori di ricerca. L’acquisto ha un costo di pochi euro, ma è possibile poi rivendere tale dominio a cifre anche a 3 zeri, con un guadagno ragguardevole!

Negli ultimi anni tale attività ha subito un certo ridimensionamento, per ovvi motivi (le parole o i domini più “appetibili” pian piano sono diventati sempre di meno), tuttavia la liberalizzazione dei nomi a dominio imposta dall’ICANN, l’istituto internazionale che gestisce i domini, ha dato un nuovo impulso a tutto il settore. La possibilità di accaparrarsi nomi “punto qualcosa” è infatti assolutamente ghiotta! Pensate al valore potenziale di una estensione .pizza, .news, .sport: sono circa 900 le estensioni immesse sul web, ed a parte quelle collegate direttamente a marchi registrati quali le grandi griffe dell’alta moda o i produttori di auto, per citarne alcuni, e per i quali esistono ovviamente speciali tutele anche giuridiche, tutte le altre parole di uso comune sono alla portata di tutti!

Con un po’ di pazienza ed una elevata dose di attenzione è possibile impossessarsi di domini ed estensioni davvero interessanti, per i quali non mancherà poi l’opportunità di rivenderli sia agendo per conto proprio che tramite siti di aste online, quali ad esempio sedo.com.
Senza dimenticare che spesso si può incappare nella dimenticanza del proprietario originario, il quale può distrarsi e non rinnovare il dominio alla scadenza: acquistarlo a pochi euro e rivenderlo anche a migliaia di euro è una delle incredibili possibilità di guadagno offerte dal web!

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Cresce il business con i gLTD


Nuove opportunità ed un’incentivazione imprevista alla competizione tra i marchi provengono dalla attesa liberalizzazione dei domini, che l’ICANN (ente internazionale che gestisce a livello mondiale i nomi a dominio) lancia in questo 2014. Sono più di 700 le nuove estensioni rese disponibili, tutte racchiuse sotto la sigla gLTD (generic Top Level Domain) e che permetteranno ad aziende o istituzioni di guadagnare visibilità ma soprattutto identità in rete, perché poter registrare un “punto qualcosa” significa proporre un’immagine del proprio marchio ancora più prestigiosa, arricchendola e facendola apparire ancora più specializzata e dominante.

Di certo l’accesso ai gLTD non è semplice e non è riservato a tutti, anche perché i costi sono alti: la candidatura si aggira sui 200mila dollari, una cifra che poche aziende possono permettersi, e scommettiamo che tutte le principali e più famose depositarie di marchi riusciranno ad accaparrarsi domini “punto marchio” molto appetitosi.
In Italia sembra che fino ad ora siano una trentina ad essersi aggiudicati un dominio personalizzato di questo tipo, tra cui un immancabile “.gucci“.

Anche il web marketing non potrà che guadagnarne, perché si dovrà di nuovo entrare in una aperta competizione per conquistarsi spazi di visibilità che siano riconoscibili e non “uniformati”, come è accaduto con il fiorire di tante pagine aziendali sui social network, in particolare Facebook.
Importante sarà però anche tutelare il proprio marchio da azioni fraudolente dei cosiddetti “cybersquatter“, coloro che cercheranno di occupare uno spazio sul web dal nome noto.
Già esistono organizzazioni come la Wipo che assicura il recupero di “parole” occupate illecitamente, e quelle votate alla prevenzione, come il database Trademark Clearinghouse.

A quanto pare, si prevedono almeno per il momento circa 1.300 gLTD a livello mondiale, con nuove opportunità da cogliere ma soprattutto, analizzando la questione dal lato dell’utenza, un nuovo modo di navigare.

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