Come mettersi in regola con il GDPR proroga 2018
L’adeguamento obbligatorio al GDPR (General Data Protection Regulation) è un dispositivo normativo che ha mandato quasi nel panico molti utenti ma soprattutto piccole e medie imprese. Si tratta di una normativa che supera in rango il Decreto Legislativo 196/2003, e che impone un adeguamento sia informatico che cartaceo a tutte le realtà aziendali che trattano dati di persone fisiche.
La proroga 2018 all’adeguamento GDPR
Non c’è però troppo da temere, perché è sufficiente mettere in pratica le numerose ma non troppo complesse procedure attuative: chi non lo ha già fatto alla prima data di scadenza del 25 maggio 2018 ha comunque tempo per sfruttare il periodo di tolleranza ufficializzato dal Governo con il GDPR proroga 2018.
A partire dal 19 settembre sono infatti stati concessi ulteriori 8 mesi di tempo a tutte le aziende ancora non perfettamente in regola, che potranno rivolgersi ad una società di servizi e consulenza alle imprese per assolvere a tutti gli obblighi ed evitare di incorrere nelle pesanti sanzioni previste.
Tale proroga ha in effetti assunto un particolare ruolo, che non ha sospeso le multe ma rappresenta un invito al Garante della Privacy ad operare con tatto e buon senso prima di comminare eventuali sanzioni.
In pratica, chi ha già dato avvio a tutte le numerose procedure previste, dimostrando quindi buona volontà ed istinto alla collaborazione, si vedrà per il momento “tacitamente” esentato dai controlli per avere il tempo di portare a conclusione tutte le lungaggini di un iter burocratico che, come dicevamo, non è complesso come si pensi, ma è laborioso.
Sono richieste, a seconda della messa in regola di tipo tradizionale o anche digitale, delle adeguate competenze che solo chi è professionista del settore può offrire.
Cosa comporta il GDPR?
Per sintetizzare al massimo, il GDPR ha introdotto regole molto più chiare sull’autorizzazione al trattamento dei dati personali e sull’informativa da sottoporre per tale consenso; ha definito dei limiti anche temporali molto più stringenti per il trattamento di tali dati; ha posto le basi per l’esercizio da parte del titolare dei dati di nuovi diritti, tra i quali ad esempio quello all’oblio; ha stabilito dei criteri molto più rigorosi anche per il trasferimento dei dati, non solo nel paese di residenza o nella UE, ma anche all’esterno; infine, ha fissato delle norme molto più rigorose e severe in caso di violazione dei dati (Data Breach).
Essere GDPR compliant non è quindi solo un obbligo normativo, ma si rivelerà nei prossimi mesi, con il suo pieno ingresso a regime, anche un fattore che contribuirà all’immagine complessiva che un’azienda proietta sul mercato e nei confronti dei consumatori e degli utenti, dando prova di responsabilità sociale.
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Digitalizzazione in corso per Poste Italiane
In un’epoca in cui tutto è Hi Tech, e nella quale ci si scambiano email per comunicare e si acquista online per ricevere tutto comodamente a casa, la professione del postino non è destinata a scomparire, ma a rinnovarsi.
Proprio per i Millennials può rappresentare una grande opportunità, perché lo sviluppo dell’e-commerce è diventato per l’azienda Poste Italiane un determinante asset di crescita: non è certo un segreto che sia il vettore finale di Amazon, quello deputato allo smistamento fino alla porta di casa.
Evoluzione del mestiere di postino
Proprio il postino sta cambiando il suo modo di lavorare ed è sempre più connesso, viaggia con un palmare grazie al quale registra consegne ed operazioni e presto verrà munito anche di laptop per ampliare i suoi compiti e rivelarsi una risorsa ancora più cruciale a livello territoriale.
La digitalizzazione in atto di Poste Italiane è un processo in corso da alcuni anni e che non accenna a rallentare: se ne sono accorti soprattutto i più giovani, con le app per gli smartphone e tutte le carte prepagate ad altissimo livello di digitalizzazione come la PostePay e la PostePay Evolution, munita addirittura di IBAN per ricevere bonifici, che stanno facendo tramontare l’idea diffusa nell’immaginario collettivo dell’ufficio postale come luogo polveroso e frequentato solo da anziani che riscuotono pensioni o pagano bollette.
I nuovi uffici postali italiani
Del resto, sono quasi 13.000 gli uffici distribuiti su tutto il territorio italiano, e circa 138.000 i dipendenti, per i quali è anche previsto nel corso dei prossimi anni un corposo processo di avvicendamento che ringiovanirà lo staff con importanti processi di turnover per i quali si cercano anche giovani talenti.
Poste italiane e la formazione
Proprio in tema di nuove tecnologie applicate al mondo del lavoro, Poste Italiane sta partecipando già da alcuni anni al percorso formativo Maternity As A Master, che sta permettendo alle donne in congedo di maternità di sfruttarlo anche come periodo formativo durante il quale restare in contatto con l’azienda anche a distanza e sviluppare le proprie competenze, arricchendo così l’identità ed il profilo lavorativo acquisendo nuove competenze ma in maniera molto soft.
Il tutto attraverso una semplice App dedicata, a riconferma di un ruolo determinante delle nuove tecnologie.