Le banconote scompaiono: un bene o un male?
Chi pensava fino a qualche anno fa di poter fare del tutto a meno di banconote, monete e denaro contante in genere? Eppure siamo quasi giunti al momento in cui la cartamoneta si avvia all’obsolescenza, e le transazioni effettuate in banconote rappresentano una minoranza quasi anacronistica.
Ormai i trasferimenti avvengono sempre più spesso in maniera digitale, anche per piccoli importi, e non è necessario scomodare colossi quali PayPal perché sono ormai decine le app che consentono queste operazioni in modo istantaneo e sicuro: citiamo come esempio Swish, un’applicazione specifica per i dispositivi mobili e con costi realmente contenuti.
Sono soprattutto i governi e le autorità finanziarie a trarre vantaggio da questa scia digitale di transazioni, perché la tecnologia del tutto trasparente assicura di poter tenere traccia dei movimenti di denaro e combattere con uno strumento in più fenomeni quali il riciclaggio o l’evasione fiscale. Magari non è risolutiva al 100%, ma è pur sempre un argine di contenimento, ma in alcune declinazioni che abbiamo già trattato ed imparato a conoscere come le criptovalute presenta anche dei problemi di natura opposta.
I problemi delle criptovalute
Lo sappiamo: anche se non nasce con intenti criminali, una criptovaluta si fonda sull’ideale di sottrarsi ai controlli di istituzioni pubbliche e soprattutto delle banche centrali, decidendo in maniera autonoma e senza ingerenze quante monete possano circolare e quale sia il loro valore di scambio secondo regole paritarie che mettono tutti gli utenti che ne possiedono sullo stesso piano quanto ad informazioni disponibili in tempo reale.
Le transazioni in criptovaluta possono pertanto essere eseguite in maniera del tutto anonima, perché è sufficiente un codice: alcune sono addirittura state progettate proprio per garantire ancora di più tale anonimato, sottraendosi a controlli di ogni tipo.
Parliamo di complessi algoritmi crittografati che assolvono alle stesse identiche funzioni del denaro contante, quello non tracciabile e che è impossibile sapere per quali mani sia passato, ma in alcuni casi l’anonimato è ancora maggiore, come ad esempio con la criptovaluta ZCash, che ha il dichiarato intento di sottrarsi del tutto al controllo governativo ma che così facendo mette in mostra un potenziale destabilizzante senza precedenti.
Per ora, a vantaggio dei governi c’è l’esiguo numero di aziende che accettano questo tipo di pagamento, per cui la conversione in valuta tradizionale resta il principale metodo per la trasformazione dello ZCash e delle altre criptovalute, ma quando il numero di aziende crescerà sarà necessario trovare, in grado di annullare almeno in parte l’anonimato così totale.