Come fa i suoi soldi WhatsApp?

settembre 10, 2016 da · Lascia un commento
Articolo in: Articoli, Social network 

Il mondo delle telecomunicazioni, in continua ed incessante evoluzione, ha affrontato un indiscutibile punto di cesura tra l’era attuale e quella precedente, dove la rottura è rappresentata dal debutto di un sistema, anzi di una App, tanto semplice nella sua concezione quanto geniale come WhatsApp.

Un elementare programmino di instant messaging, non così dissimile da Skype, ma basato su un account univoco che fa capo al proprio numero di cellulare e la cui diffusione, se non l’ha cancellato, ha ridimensionato in modo drastico lo scambio di SMS.
Una messaggistica istantanea più immediata, a a caratteri illimitati, che permette di scambiare file multimediali di ogni tipo e – per chi ha una tariffa non a consumo – praticamente gratuita, non poteva che abbattere i ricavi delle compagnie telefoniche, le quali hanno potuto tamponare il tutto solo grazie agli abbonamenti al traffico dati e con altri piccoli “trucchetti” abbastanza antipatici, come quello di far scattare il rinnovo dopo 4 settimane esatte e non più dopo un mese come in precedenza. Chi prima sapeva, ad esempio, di pagare 10 € al mese e quindi 120 € all’anno, adesso si trova quasi a versare una sorta di “tredicesima”.

WhatsApp, se ha spinto il colosso Facebook ad acquistarla alla cifra monstre di 10 milioni di dollari, si è rivelata essere per i suoi creatori una macchina da soldi, ed è stata integrata nel Messenger del più popolare social network.

Ma questi ricavi da dove saltano fuori? All’estero vanno molto di moda le opzioni per effettuare piccole operazioni di e-commerce, proprio come se fosse un borsellino virtuale, anche tra privati. In Italia inizialmente si è fatta largo la possibilità per le aziende di offrire piccoli servizi agli utenti finali, quali videogames o adesivi per la chat. E sono molte altre le aziende che hanno recepito queste potenzialità, come quelle che hanno creato un proprio canale di comunicazione: si pensi a CNN o National Geographic, o per restare ai nostri confini, Repubblica e 01 Distribution.

Un ulteriore valore aggiunto in un mondo che ha saputo creare un nuovo modello di business!

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WhatsApp: storia di un successo planetario

maggio 8, 2015 da · Lascia un commento
Articolo in: Articoli, Social network 

Alla domanda “Qual è il più grande social network del mondo?” saremmo portati d’istinto a rispondere Facebook, eppure non sarebbe la risposta più corretta secondo alcuni parametri. Certo, stando ad Alexa è diventato di recente il sito più visitato al mondo, sopravanzando persino Google, ed il suo miliardo di utenti lo rende strumento di livello planetario; eppure, con 700 milioni di utenti attivi ogni mese, tutti concreti e “reali” perché ciascuno è collegato ad un numero di telefono, è WhatsApp a detenere la palma del più grande e capillarmente diffuso!

La popolarissima piccola App è nata realmente dal nulla, ed il suo ideatore, l’ucraino Jan Koum, è il più classico dei self-made man, il quale dopo essere emigrato in USA con zero soldi e tante belle speranze ha iniziato a lavorare per le piattaforme pubblicitarie di Yahoo.
La voglia di cambiare un lavoro che gli sembrava soprattutto noioso lo spinse, nel 2007, a proporsi proprio a Facebook, ma venne scartato: con scarsa lungimiranza, aggiungiamo noi.

L’intuizione che avrebbe cambiato la sua vita venne dalla scoperta degli immensi potenziali offerti dagli smartphone: l’idea di uno status collegato al nome a sua volta associato al numero di telefono personale prese così vita.
Con l’aiuto di un programmatore “a tempo”, riuscì a sviluppare una applicazione in grado di sincronizzare tutti i numeri di telefono al mondo, e di farli comunicare attraverso brevi messaggi di testo ed in forma assolutamente gratuita.
Non esisteva ancora un programma simile, ed il successo fu quasi immediato: al grido di “che succede” – What’s up, per l’appunto – l’App si è conquistata utenti su utenti fino a spingere lo stesso Zuckerberg a volerla acquistare.

Koum ha incassato, con un fortunatissimo contratto, la bellezza di 19 miliardi di dollari, e ad oggi lavora ancora per WhatsApp, per risolvere eventuali anomalie tecniche ma soprattutto per migliorare l’applicazione studiandone possibili nuove piattaforme o tecnologie.
Il tutto sempre facendo a meno di qualsiasi tipo di sponsorship, e basandosi solo sul passaparola e su un minimo canone annuale, quasi simbolico: con una busta paga di un milione di dollari all’anno ed il suo staff cresciuto fino a 100 elementi, Jan Koum è convinto di aver finalmente fatto qualcosa di piacevole ed utile per l’umanità, al posto di occuparsi di spot e campagne pubblicitarie.

Ed è riuscito a rivoluzionare non solo il settore informatico, ma anche quello della telefonia!

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Per la prima volta, SMS in calo: colpa di WhatsApp

Era inevitabile e prima o poi un simile calo sapevamo sarebbe avvenuto: gli SMS stanno cedendo terreno, sotto le offensive sferrate dalle applicazioni di messaggistica istantanea disponibili sugli smartphone, le quali hanno il grande vantaggio di essere gratuite.
Così, secondo i dati dell’Agcom, nel primo trimestre 2013 c’è stato un calo nel numero di SMS inviati in Italia pari al 4% rispetto allo stesso periodo del 2012.

Lo Short Message Service, che di certo è stato una grande rivoluzione a cavallo tra gli anni ’90 e 2000, inizia quindi a scricchiolare ed a mostrare gli anni, incalzato da applicazioni che si prestano altrettanto bene agli scopi di breve ed immediata comunicazione, stante una ormai capillare diffusione di device più “avanzati”.

A farla da padrone grazie anche alla sua versatilità – è infatti disponibile per tutti i principali sistemi operativi smartphone – è WhatsApp, al quale si aggiungono i servizi offerti da Google Voice o da Skype.

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